
Una storia lunga 150 anni, un successo intramontabile per una delle opere più amate d'ogni tempo.
Non fu certo una grande idea quella che venne in mente a George Bizet, fare un bagno rinfrescante nella Senna a Bougival. Fatto sta che quella nuotata costò assai cara al compositore, da poco reduce da un attacco di angina pectoris, e per di più da tempo in forte depressione.
Dapprima sopraggiunse una febbre reumatica, poi uno altro scompenso cardiaco, infine un infarto lo spedì all'altro mondo, il 3 giugno 1875. Corsero voci che Bizet si fosse invece suicidato, e che la famiglia avesse celato il fatto per assicurargli un funerale cristiano, con ultima meta il cimitero del Père-Lachaise. Nessuno saprà la verità. Pensare che Bizet aveva solo 36 anni, e aveva appena consegnato alle scene parigine il suo immortale capolavoro, Carmen, che proprio quel giorno raggiungeva all'Opéra-Comique la 33ma replica.
Con esso Bizet stava conquistandosi fama imperitura, grazie alla meravigliosa inventiva melodica, all'estrema raffinatezza orchestrale e armonica, al fenomenale senso del colore e dell’effetto teatrale. Anche se in realtà oltre i Pirenei non c'era mai stato, se non con la fantasia.

Una gitana accoltellata, che scandalo!
Alla loro apparizione il 3 marzo 1875, i quattro quadri dell'opera composta su libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy, ricavato dall'omonimo racconto di Prosper Mérimée uscito trent'anni prima, non ebbero subito grandi accoglienze. Il pubblico fu infatti sconcertato da una forte vicenda in cui erotismo, violenza e morte vanno a braccetto, mix assolutamente inusuale per un teatro – la Salle Favart - frequentato dalla buona borghesia parigina.
Pure la critica espresse forti riserve ed aspri dubbi sul valore dell'opera. La cosa tuttavia durò poco, nei mesi seguenti le repliche si succedettero una dopo l'altra in un positivo crescendo, decretandone il definitivo successo. Richiesta dall'Opera di Vienna – prima tappa di un giro per il mondo ancora senza fine - toccò a Ernest Guiraud, amico di Bizet, sostituire i semplici dialoghi parlati d'uso all'opéra-comique con nuovi recitativi cantati, gli stessi utilizzati poi sino a pochi decenni fa.
Oggi lasciati da parte, ritornando alla forma originale. Quello che incuriosisce è che anche la traduzione italiana del libretto, stesa da Achille de Laizières per Pietroburgo nel 1878, sostituì a lungo i versi francesi, persino nella stessa patria del compositore. Per inciso, la partitura sarebbe riapparsa a Parigi solo nel 1883, ed in versione alquanto accorciata. Nemo propheta in patria.

Un secolo e mezzo d'età, e non sentirlo
In questi primi mesi del 2025, dunque, cadono i 150 anni sia dalla morte di Bizet – di qui tutta una serie di celebrazioni musicali nel mondo – sia dalla prima parigina di quest'opera da sempre presente nella cinquina di titoli maggiormente eseguiti, sovente con il coinvolgimento delle voci più famose, talora con allestimenti spettacolari atti a dilatarne oltremisura le dimensioni. Uno per tutti il celebre, storico allestimento di Zeffirelli per l'Opera di Vienna, e quello ancor più sfarzoso ed affollato per l'Arena di Verona.
Carmen nei teatri italiani
L'allestimento tornerà in scena ancora una volta in Arena di Verona, a partire dal 4 luglio prossimo, per otto serate. Per quanto riguarda gli altri teatri italiani, ecco quanto prevede il prossimo futuro: Carmen andrà in scena a maggio al Carlo Felice di Genova diretta da Donato Renzetti, regia di Emilio Sagi; a giugno all'Opera di Roma diretta da Omer Welber, stessa regia; a dicembre al Petruzzelli di Bari diretta da Jordi Bernàcer, regia di Stephen Medcalf.

Una Spagna immaginaria, coloritissima
Ma se vi punge curiosità di sapere com'era il primo allestimento parigino del 1875, grazie ad una sinergia fra la veneziana Fondazione Palazzetto Bru-Zane ed il Théâtre des Arts di Rouen, un paio d'anni fa è stato ricostruito e proposto nella sala francese a cura del regista Romain Gilbert, coadiuvato dal costumista Christian Lacroix e dallo scenografo Antoine Fontaine, basandosi sul materiale originario che il tempo ci ha tramandato.
Cioè didascalie, bozzetti e stampe di costumi e di scenografie. Allora venne offerta al pubblico, assecondando i gusti del tempo, una Spagna folkloristica, lussureggiante, un po' posticcia; disegnata con costumi pittoreschi, fondali rigogliosi, architetture di sapore ispano-moresco ed ovviamente un'imponente Plaza de Toros.
Oggi, dopo l'avvicendarsi di edizioni più o meno moderne, di norma innovative e fantasiose, a volte persino trasgressive, con una quantità di variazioni sul tema, il recupero di questa primigenia versione desta sentimenti contrastanti. Da una parte una sorta di tenerezza, di nostalgia dei 'bei tempi andati'; dall'altra uno strano senso di imbarazzo, perché tanto tempo non è passato invano, e siamo ormai abituati a letture di spirito e temperie ben diversi. La registrazione video di una delle recite di Rouen (dirette da Ben Glassberg, protagonista il mezzosoprano canadese Deepa Johnny), è disponibile in DVD e Blue Ray.